Il cielo prometteva una bella giornata:
la luna, in un canto, pallida e senza raggio,
pure spiccava nel campo immenso
d’un bigio ceruleo,
che, giù giù verso l’oriente,
s’andava sfumando leggermente
in un giallo roseo.
Più giù, all’orizzonte, si stendevano,
a lunghe falde ineguali,
poche nuvole, tra l’azzurro e il bruno,
le più basse orlate al di sotto
d’una striscia quasi di fuoco,
che di mano in mano
si faceva più viva e tagliente:
da mezzogiorno,
altre nuvole ravvolte insieme,
leggieri e soffici, per dir così,
s’andavan lumeggiando
di mille colori senza nome:
quel cielo di Lombardia,
così bello quand’è bello,
la luna, in un canto, pallida e senza raggio,
pure spiccava nel campo immenso
d’un bigio ceruleo,
che, giù giù verso l’oriente,
s’andava sfumando leggermente
in un giallo roseo.
Più giù, all’orizzonte, si stendevano,
a lunghe falde ineguali,
poche nuvole, tra l’azzurro e il bruno,
le più basse orlate al di sotto
d’una striscia quasi di fuoco,
che di mano in mano
si faceva più viva e tagliente:
da mezzogiorno,
altre nuvole ravvolte insieme,
leggieri e soffici, per dir così,
s’andavan lumeggiando
di mille colori senza nome:
quel cielo di Lombardia,
così bello quand’è bello,
così splendido, così in pace.
Alessandro Manzoni, da “I promessi sposi”
***
Alessandro Manzoni, da “I promessi sposi”
***